MarvelIT presenta

# 32

Bisogni e desideri

- prima parte -

 

di Mr. T e Andrea Garagiola

 

 

 

SUSAN STORM RICHARDS, LA DONNA INVISIBILE.

“Non ho mai messo in dubbio la decisione presa quel giorno.

Seguire quell'uomo alto, bello, intelligente, determinato, ambizioso, temerario e avventuroso che mi affascinò sin dal primo momento che l'avevo conosciuto, quando ero poco più che una bambina e lui un giovane adulto, era un sogno eccitante divenuto realtà, anni dopo, quando ci imbarcammo su quel razzo sperimentale verso le stelle.

Se non è questa la definizione di principe azzurro nei sogni di una teenager, non so quale altra sia. Lo era per me allora e, non ne sono affatto sorpresa, lo è ancora adesso.

Ne abbiamo passate tante insieme, io e Reed, e il resto della nostra fantastica famiglia allargata. Meraviglie e orrori, trionfi e tragedie e il nostro amore arde ancora oggi come la prima volta.

E' un fenomeno che neanche Mr. Fantastic, l'uomo più intelligente della Terra, è riuscito a spiegare razionalmente, perché certe cose accadono e sono così come sono. Intuitivamente le comprendi e sai che è così, il nostro amore è una di quelle ed è la scoperta più profonda e migliore che abbia fatto, mi ha detto una volta Reed. In quel momento è stato forse il miglior bugiardo romantico e innamorato che una donna può desiderare.

O forse no, perché è proprio questo che non mi ha mai fatto dubitare della mia decisione: di avventure fantastiche e di imprese cosmiche è così costellata la nostra vita, da far impallidire le fantasie più creative che mente umana possa sognare, ma entrambi sappiamo, nel profondo del nostro cuore, qual è la migliore avventura della nostra vita e quel è quella cosa di cui non potremmo mai fare a meno.

Ed ecco che, durante l'ennesima avventura, affrontata con l'inesauribile curiosità ed entusiasmo per il mistero che ci contraddistingue, nella quale siamo giunti in uno sconosciuto universo parallelo a quello dove sono nata e cresciuta per la maggior parte della mia vita, quello che mi sono trovata di fronte ha davvero rinforzato questa mia convinzione.

Un evento ha fatto la differenza. Uno, straordinario, che mi ha fatto provare una gioia inquantificabile.

Non è stato il sapere di avere delle controparti quasi del tutto uguali a noi in questo universo, che abbiamo convenzionalmente chiamato MUSA, differenziandolo dal nostro, chiamato MIT, per via delle strane scritte luminose di un bizzarro negozio di anticaglie, il cui ingresso è anche il portale di collegamento tra i due universi, oppure il sapere che, in MUSA, Cap è morto, Iron Man è ricercato e Norman Osborn, il Goblin (!), è a capo della sicurezza del pianeta, arrogandosi il diritto di averci salvato da un'invasione degli Skrull, oppure il sentirti dire da un tuo marito alternativo di essere stato la causa di tutto questo e che sua moglie (te stessa) l'avresti lasciato momentaneamente per questo.

No, è stata la vista di una persona che ha fatto passare in secondo piano tutto questo, per quanto problematico è non giusto esso sia, Valeria Richards!

Reed e Sue MUSA hanno un secondo figlio, una bambina sanissima e bellissima e per di più superintelligente come suo padre e crescendo lo sarà ancora di più.

Incredibile!

Il solo pensiero (Valeria!) mi fa esplodere lacrime di gioia e tenerezza.

Valeria è l'amore fatto carne, tutti e quattro ne siamo rimasti sbalorditi. A stento la curiosità scientifica del mio Reed è riuscita a distogliersi dall'amore a prima vista per quella bimba così arguta e intuitiva che lo tempestava di domande per dedicarsi alle sue analisi insieme al suo doppio e alle sue recenti scoperte.

Valeria è un fenomeno la cui esistenza sfugge alla comprensione razionale, così ha risposto il Reed MUSA alle nostre domande in merito alla sua presenza. Sue/io non potrei avere altri bambini dopo Franklin e invece... e un altro di quei fenomeni su cui poggia il cuore, letteralmente, dei Fantastici Quattro e che li rende unici e coesi.

Passammo molte ore insieme e con quei suoi grandi occhi azzurri, Valeria mi raccontò che ad un certo punto le idee e il comportamento di suo padre durante la guerra civile dei supereroi furono talmente divergenti da quelle di sua madre, che la mia controparte decise di lasciare il suo Reed, perché nonostante si sentisse come non mai lontana dalla mente e dal cuore di lui, allo stesso tempo mai le vacillò la fiducia nella capacità del marito di risolvere ogni problema.

Così come l'altro Reed apprese successivamente attraverso la costruzione di un macchina, che chiama il Ponte, per sondare Terre alternative alla ricerca di prove che possano confutare i propri  sensi di colpa, Susan aveva già compreso da tempo che se avesse lasciato il marito a lavorare da solo, allora avrebbe risolto ogni problema.

Ma a quale prezzo...

Primo o poi Susan smetterà di comprendere? La sua pazienza si esaurirà quando si troverà costretta a crescere la famiglia da sola? Non merita forse di meglio? E Ben e Johnny, non si arrabbieranno e alla fine se ne andranno?

Davvero la possibilità di migliorare il mondo, di risolvere ogni cosa esige la rinuncia ai propri affetti, alla propria famiglia?

E' una ragazzina molto diretta, mi chiese perché di tutto ciò. Non lo so, forse i suoi genitori hanno fatto e detto davvero quello che ritenevano giusto, ma capii, guardandola in quegl'occhi che sono così simili ai miei, ma che hanno quello sguardo un po' perso di chi sta pensando a grandi cose come suo padre, che le sfuggiva qualcosa, che il suo cuore era come se le avesse suggerito di porre a me quella domanda e non ai suoi genitori. E sospetto perché. Così, le risposi che non lo sapevo per certo, ma che la pensavo come lei, che c'era qualcosa di sbagliato in tutto ciò, in tutto quello che era successo, che le cose non sarebbero dovute andare così o che tra me e suo padre, ops, tra me e mio marito non accadrebbe quello e che sono sicura non era così che sono andate le cose trai i suoi genitori. Non so perché dissi quello, ma lo credevo e sentivo che in qualche modo avrebbero davvero risolto i loro problemi. Quella che poteva essere mia figlia mi confessò di provarlo anche lei e sembrò rincuorata dalle mie parole.

Ora, non lo credo più così fermamente.”

 

***

 

Poco prima al Four Freedom Plaza, casa e quartier generale dei Fantastici Quattro.

-No, cara, ne abbiamo già parlato. Capisco cosa tu possa provare e, credimi, vorrei potesse esistere come lo vuoi tu con tutte le mie forze, ma non possiamo.

-Perchè, Reed?! Ripetimi perché!- “Ho fatto di tutto per non esplodere e non distruggere il Four Freedom Plaza, ma la rabbia mi si legge in volto.”

-Tesoro, ti prego, lo sai... il cubo cosmico è un artefatto del popolo di Breakworld. L'ho ripristinato per dar loro la speranza di un futuro in cui Brekworld viva ancora dopo essere stato consumato da Galactus. [1]

-Maledizione, lo so!- “Un po' mi sento in imbarazzo, mi sembra di reagire come una bambina capricciosa, ma, diavolo! Non mi sentivo così dal mio scontro con Psycho-Man anni fa.” -Lo capisco razionalmente, ma il mio cuore non si vuole dare pace! Reed, non so cosa fare, non riesco a togliermela dalla testa. Più passa il tempo è più mi sembra di impazzire!

-Vedrai che non sarà così, amore. Col tempo ti passerà e se provi a concentrarti su altro sarà più facile. Non continuiamo a tormentarci con questi inutili pensieri, davvero...

-Sembra che sia io l'unica a soffrirne, però, o a pormi il problema...

-Susan, lo sai che non è così. Ma ci sono cose che possiamo controllare e altre più grandi di noi che non possiamo controllare. Dobbiamo accettare la realtà.

-Ne sei sicuro? Non mi pare che i breakworldiani accettino l'idea che il loro mondo non c'è più...

La Donna Invisibile, fedele al suo nome da supereroina, se ne va, lasciando Mr. Fantastic a ponderare le possibili implicazioni delle sue ultime parole.

 

JOHNNY STORM, LA TORCIA UMANA

Interludio 1.

-Ah, ah, ah! Oddio, che ridere, non riesco a farne a meno. Questa si che è bella! E' proprio vero che le cose migliori ti capitano quando meno te l'aspetti! Ah, Ah!

-E falla finita, brutto muso arancione!

-Sarò anche brutto, ma con questi occhi e questo fascino, io piaccio! Invece tu, fiammifero, non sei niente! Ah, Ah, ah!

-Arghhh... Non ci posso credere! In quell'universo parallelo, il MUSA, L'Uomo Ragno è un Vendicatore! Cap l'ha chiesto a lui e non a me! Ma in che razza di universo siamo capitati, mi chiedo!

-No, proprio no. Non ci ha neanche pensato. Fattene una ragione, bello. Anzi, piangi pure. Un pò mi dispiace per te, ma, capirai, questa è davvero una barzelletta! Se piango è per le risate. Eh sì...

-Non provocarmi, Ben... non è che il tuo doppio sia un Vendicatore comunque e ha pure tagliato la corda durante la guerra civile...

-Ah! Mai dire mai, ragazzo. Mai dire mai...

-See... Ci mancherebbe solo questa e davvero ci sarebbe da spararsi... [2]

-Ah, Ah, Ah!

“Non è giusto”, rimugina la Torcia. “Come supereroe ho molta più esperienza e abilità nel controllo dei miei poteri di tanti altri, ma sembra che nessuno mi prenda mai sul serio. Manco a casa mia! Ho salvato non solo la Terra, ma l'universo tante di quelle volte che neanche ricordo e vengo snobbato persino da mio nipote che preferisce quel nerd dell'Uomo Ragno al sottoscritto. Che male c'è a provare piacere ad essere quello che si è, un superfigo! Non possiamo mica essere tutti depressi come Devil, truci come Wolverine, che comunque è un grande, o seri con Cap per essere i migliori in quello che si fa. E' tempo che la Torcia Umana si riprenda quello che gli spetta di diritto.”

Fine interludio 1.

 

REED RICHARDS, MR. FANTASTIC.

“E' sorprendente quanto io e il mio doppio siamo simili. Anche i nostri due universi lo sono. Il microcosmo ricapitola il macrocosmo. Ad un test proiettivo come il Rorschach diamo il 97,58% di risposte uguali. Questo riflette una struttura di personalità quasi identica. Una modalità di conoscenza di se stessi e del mondo costruita attraverso le stesse dinamiche di pensiero. Mi chiedo se ci sia una discriminante in grado di differenziarci ad un occhio non esperto. Oppure all'occhio dei nostri cari, delle nostre rispettive mogli.

Il 93,64% delle scoperte e delle invenzioni che lui ha fatto, le ho compiute anch'io. E' altresì sorprendente constatare come anch'io abbia in mente il progetto del Ponte, anche se non l'ho ancora realizzato, gli ho dato lo stesso nome. Che la scoperta di questo universo MUSA sia per me il catalizzatore che mi porterà a concretizzarlo? Domanda retorica, dal momento che sono dipendente dalla curiosità. Una volta accesa, mi è quasi impossibile ignorarla. Sono schiavo dell'ispirazione del momento. Per cui eccomi qui. Nel mio universo, in MIT, al centro del mio Ponte. Perché, convinto che non ci sia problema che non si possa risolvere, il pensiero dell'esistenza in una Terra parallela di Valeria, è come un meme che si trasmette dalla mente di Susan alla mia, devo sapere se in altre Terre parallele altre Susan non hanno perso la bambina come la mia Sue. Potrei apprendere delle informazioni fondamentali per darle quello che desidera. Mi addolora vederla soffrire, ma finché non ho dei dati certi e un'idea concreta su come risolvere il problema, non me la sento di darle false speranze, di dirle cosa sto veramente facendo qui.”

 

***

 

Interludio 2.

Istituto per Supercriminali Malati Mentali Dunwich, contea di Westchester, NY.

-Signor Stahl, ho pensato molto a quello che ci siamo detti l'ultima volta.

La donna lascia cadere la sua affermazione con la non calanche con cui incrocia le gambe fasciate nella gonna a tubo del suo perfetto tailleur.

-Crede anche lei che sia pazzo, non è vero?- L'uomo che siede di fronte a lei nel suo stinto camice arancione da carcerato è innervosito tanto dal sesso quanto dalla paranoia di essere fregato.

-Mmm... non la definirei proprio così, signor Stahl. Direi che lei è più un... visionario.

-Ah... tutti uguali voi strizzacervelli!

-Un uomo che ha una visione più grande... superiore.

-Superiore?!- Il suo viso si distende in un'espressione incline ad una possibile disponibilità all'ascolto.

-Sì, superiore.- ribadisce la bella donna bionda con un comprensivo sorriso. -Vede più in là della maggior parte degli uomini. Si potrebbe dire che ciò le permette di vedere cose che gli altri non vedono, come...

-...come leggere i pensieri degli altri e...

-...e capire che certe persone meritano di morire per quello che ci hanno fatto... per quello che non capiscono...

-Sì! E quello che continuo a ripetere ed è per questo che mi hanno rinchiuso qui dentro! Me l'ha detto il dottore che lei ha sostituito.

La bionda assume uno sguardo greve.

-La sua famiglia pensava che lei fosse un mostro.

-Sì! Tutti loro! Mio padre, il mio fratellino e la mia sorellina, persino mia madre, colei che mi ha messo al mondo!Mi odiavano! Non dovrebbe una madre amare incondizionatamente un figlio? E un padre? Non dovrebbe essere fiero del suo talento?

-Alcuni genitori, specialmente il padre verso il figlio maschio, possono sentirsi minacciati dalla maturazione sessuale del proprio figlio tanto da temerlo ed impedirne la crescita, evitando di essere sostituiti come invece l'ordine naturale delle cose imporrebbe. Si chiama Edipo [3].- spiega la dottoressa facendo spallucce.

-Lo sapevo!- Confessa con un incongruo sorriso lo schizofrenico.- Mi odiavano per quello che sono! E mi temevano! Glielo leggevo nella mente ogni giorno! Si sentivano minacciati dal mio potere! Pensavano fossi un mutante. Un'aberrazione della natura! Si sentivano inferiori e quindi mi temevano e mi odiavano, perché volevano essere come me, ma non potevano...

-E' una brutta storia, sì... come la volpe e l'uva, la sa questa storia, no?..

-Sì! E così! Tramavano contro di me, volevano uccidermi... mi disprezzavano e anch'io li odiavo. Avrebbero dovuto amarmi, essere orgogliosi e invece erano così deboli nei loro pensieri di paura e invidia. Che ironia... avevano ragione, loro sono solo umani, sono un vicolo cieco dell'evoluzione. Dopotutto ho fatto loro un favore, perché non ci sarà un futuro per quelli come loro. Il mondo sarà ereditato da uomini come me!

-E donne come me, caro signor Stahl.

-Anche lei?!

-Shhh... non lo dica a nessuno per ora, ma vede, come lei, c'è chi pensa che il mondo e le sue ricchezze appartengano di diritto a chi ha il potere di conquistarle.

-Dottoressa, anche lei legge nella mente? Grazie alla telepatia si spaccia psichiatra? Ah, ah, ah, ma lei è diabolica? Perché è qui?!

-Oh, no, sono davvero una psichiatra. Ho talenti… diversi. Come il mio benefattore...

-...quello che ha il potere di conquistare il mondo...

-...proprio lui, sì, mio perspicace Stahl. Il mio benefattore vuole possedere le ricchezze del mondo, ma, come è accaduto a lei, c'è si oppone ai suoi diritti di conquista.

-No… U...una famiglia?!

-Sì, mio caro Stahl. Una famiglia speciale.- Rivela con recitato dispiacere.

-Maledetti.

-Già. Ed è per questo che sono qui. Il mio benefattore potrebbe diventare anche il suo. E' sempre alla ricerca di persone con il talento e la motivazione giusti per aiutarlo nella sua impresa. Solo le migliori vengono selezionate.

-I... Io, come posso...

-Uscire di qui non è un problema, amico mio. Tra due giorni avrà la quinquennale perizia psichiatrica e la commissione carceraria dello Stato giudicherà sull'opportunità di farla uscire o di inserirla in un Istituto con minore sicurezza. A questo ci penserò io. Lei, in cambio, dovrà solo lasciare che questa piccola creatura entra nel suo corpo.- Un tozza e corta creatura tra un lombrico e un millepiedi e lunga come un indice fuoriesce da una scatola anonima. -Non si spaventi,- continua la dottoressa, -lo so, è ripugnante alla vista, ma mi creda, è innocua, non le recherà nessun danno, fisico o mentale.

-M... Ma, perché?..

-Lei non ha ucciso i suoi familiari con i suoi poteri mentali, non è vero?

-N… No. Li ho avvelenati...

-Ingerisca il verme, signor Stahl e il nostro benefattore, in cambio della sua lealtà, le darà il potere di uccidere col pensiero!

Fine interludio 2.

 

SUSAN

Ora al FFP.

“Reed ha ragione, ma non sempre chi ha ragione è nel giusto. Mr. Fantastic, l'uomo più intelligente della Terra, mi ha detto che certe cose accadono e sono così come sono, non sempre c'è una spiegazione. Intuitivamente le comprendi e sai che è così. Alcune cose sembrano ragionevoli, ma senti non essere giuste. Come possono avventure fantastiche e imprese cosmiche essere da meno dell'avventura così comune di avere un figlio, amarlo e crescerlo?

Quante persone, quante donne rinuncerebbero ai propri affetti, alla propria famiglia per aiutare altri che nemmeno conoscono?

E' quello che ci si aspetterebbe da un supereroe. C'è chi pensa che un supereroe o è un pazzo, qualcuno con seri problemi mentali o qualcuno con un'etica e un'integrità morale superiore o non comune, un dio o un demone. Ma io sono solamente una donna. E diventare un supereroe mi ha tolto la possibilità di essere di nuovo madre. Non merito una seconda chance?

E allora perché non posso prendermi quello che mi ha tolto, se è lì a portata di mano? Perché non posso pensare solo a me e lasciarmi andare ad un desiderio così umano? Anche se lui non è d'accordo... L'amore tra le nostre controparti ha rischiato di spegnersi per ciò che ritenevano giusto, ma si è riacceso. In qualche modo risolveremo i nostri problemi...”

La Donna Invisibile sente nella propria testa i sussurri del cubo, il richiamo alla soddisfazione dei propri desideri. Allucinazioni uditive o meno, il confine tra lei e ciò che la circonda sembra venire meno, sempre più sottile, invisibile, la testa si fa confusa. In un gesto che le sembra di compiere in un sogno, troppo tardi, o forse finalmente, si accorge di pensare intensamente a Valeria mentre ha stretto nel pugno l'artefatto. Poi, la pelle d'oca ricopre con un brivido freddo tutto il suo braccio giù fino in fondo alla schiena e una luce bianca come il nulla esplode dal cubo e la avvolge senza alcun suono in un battito di cuore.

Tutto sparisce, tranne il desiderio di lei.

 

***

 

Interludio 3.

Da qualche parte nello spazio. In una nave spaziale invisibile ai radar.

-Mio Dio! Questa... - Wizard ammira rapito i fogli della Bibbia di Newton ingialliti dal tempo nella teca di vetro di fronte a lui. Si trova in un'ampia stanza scarsamente illuminata da isolate luci soffuse. L'arredo è in stile con l'opera nella teca, i mobili, le suppellettili e i rifinimenti sono indiscutibilmente ottocenteschi e si integrano nostalgicamente con alcuni monitor e apparecchiature dalla funzione più moderna pur mantenendo l'aspetto retrò.

-...E' vera, sì, dott. Bentley. Non l'ho rubata, ma comprata. Quella in mostra a Gerusalemme è una copia.

Gli occhi dello scienziato criminale guizzano tra gli appunti a margine del testo vergati da Newton stesso un paio di secoli fa. Non riesce a staccarsi dalla sorprendete visione.

-E' incredibile.

-Soprattutto è tutto vero.

-Allora, anche lei lo sa! -Wizard si volta a osservare solo ora con altrettanto stupore l'ospite alle sue spalle.

Il suo interlocutore è un uomo la cui fattezze sono nascoste in una armatura di Iron Man, un vecchio modello MK I completamente d'oro delle prime avventure con i Vendicatori; tra le quattro dita metalliche tiene un cubano e aspirandone il contenuto impregna l'aria polverosa della stanza del profumo acre del sigaro.

-So molte cose.- ammicca il misterioso individuo. -Per esempio, come Newton, credo anch'io all'alchimia, alla trasformazione dei metalli vili in metalli preziosi e all'esattezza dei suoi calcoli sulla fine del mondo nel 2060 basati su quella bibbia che tanto ammira. Ho anche molte cose. Come vede non è un problema per chi ha la facoltà di trasformare in oro tutto ciò che tocca.

-Newton l'aveva capito! La matematica è il linguaggio di Dio!- Gli occhi di Wizard s'illuminano di una poco rassicurante luce di follia. -Dio ci ha giudicati! Profetizzata nel Vecchio Testamento da Daniele, l'Apocalisse è alle porte! Si prepari all'inevitabile e a perdere tutto allora.

-Al contrario, voglio tutto.

-E cosa vuole da me?

-Tutte le sue ricerche in tutti questi anni, Wizard, le ho finanziate io. E' tempo che riscuota i risultati dei mie investimenti e che lei mostri gratitudine verso il proprio benefattore.

-M... Ma lei chi è?

-Mi chiamo Midas e voglio di più.

Fine interludio 3.

 

REED

Come un fantasma che si materializza dal nulla, Mr. Fantastic esce dall'arco di metallo e luci del Ponte, finestra privilegiata sugli infiniti mondi alternativi al proprio, con risposte probabili più che certezze. Non è una novità per lui, abituato ad interpretare la realtà attraverso modelli matematici, rappresentazioni teoriche della stessa.

Avere un altro figlio è possibile se vengono rispettate alcune condizioni e attuate certe azioni. Ciò che ha visto, le informazioni che ha raccolto, concentrano, però, la sua attenzione su una unica domanda, diversa da quella con cui è entrato nel Ponte, perché ogni comportamento ha delle conseguenze e queste non sempre sono piacevoli. Soprattutto dal momento in cui una soluzione al problema di una nuova gravidanza di Susan sembra averla trovata la sua stessa cocciuta moglie.

-Ciao, papà.

La piccola Valeria, del tutto identica a quella dell'universo MUSA, raggiante in uno splendido sorriso gli è di fronte. Susan dietro di lei, le mani appoggiate sulle spalle della bambina, ammicca un sorriso imbarazzato di chi sa di aver messo le mani nella marmellata.

Reed non riesce a fare a meno di guardare la moglie negli occhi mentre stringe a sé la figlia in un abbraccio caloroso. Poi si sforza di concentrarsi sul suo gesto, sulle sensazioni che il corpo di Valeria gli trasmette, sul suono della sua voce, sulla realtà della sua presenza e si scopre felice e allo stesso tempo... preoccupato.

Una domanda continua ad arrovellarsi sullo sfondo della sua mente, cercando di attirare la sua attenzione: “Nel destino di una persona, cosa prevale, la natura o l'educazione?”.

 

 

CONTINUA...

 

 

 

[1] Avete letto “Crocevia per il futuro”, la saga prima di questa, vero? :-)

 

[2] In realtà la Cosa diventerà un Vendicatore, in New Avengers MUSA ;-)

 

[3] Chi conosce il costrutto del complesso di Edipo, secondo l'ottica freudiana, sa che non è proprio così, ma è la paura di rappresaglia del padre da parte del figlio, a fronte dei suoi desideri di esclusività verso la madre e di sostituzione del padre, nello sviluppo psicosessuale del bambino nel triangolo relazionale tra padre, figlio e madre  nei primi cinque anni di età.